lunedì 27 giugno 2011

IL CONGEDO PARENTALE : D.Lgs. 151/2001

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IL CONGEDO PARENTALE: D.Lgs. 151/2001

Questo Decreto Legislativo innanzitutto prevede permessi retribuiti per tutte le visite mediche necessarie in periodo di maternità, impone di astenersi dal lavoro 5 mesi, a partire dal settimo o dall'ottavo mese di gravidanza (decide la mamma con il ginecologo a seconda delle situazioni), concede il congedo al papà in determinate situazioni (es. mamma con gravi problemi di salute, affidamento esclusivo del neonato, etc.), concede permessi in caso di malattia del neonato e nel caso di allattamento.
Nel caso di adozione o di affidamento valgono le stesse regole ma il congedo obbligatorio parte dal momento in cui il piccolo arriva in famiglia e dura 5 mesi per l'adozione e 3 per l'affidamento.
E se nascono due gemelli? Beh, raddoppia la durata dei congedi naturalmente.

Per ottenere la maternità obbligatoria , la lavoratrice presenterà la domanda presso gli uffici dell' Inps ottenendo un'indennità pari all' 80% dello stipendio dello stipendio fin dal primo giorno di congedo. Ci sono accordi che possono prevedere indiennità più alte ma dipende dal Contratto Collettivo di riferimento.

Dopo i 5 mesi di maternità obbligatoria si può:

  • sfruttare il congedo facoltativo: subito (riprendendo a lavorare dopo 11 mesi) o successivamente ( un po' per volta entro i primi 8 anni di vita del piccolo)
  • prolungare l'astensione fino ai 3 anni del bambino in caso di grave handicap oppure sfruttare un permesso giornaliero di 2 ore retribuite. Dopo i 3 anni si ha comunque diritto a 3 giorni di permesso al mese.
Per i 6 mesi di congedo facoltativo, la richiesta va fatta all' Inps con apposito modello (AST.FAC. SR23)  - si può scaricare dal sito http://www.inps.it/ - dando sempre un preavviso al datore di 15 giorni prima della scadenza del rientro al lavoro.
L'indennità che spetta in questo caso corrisponde al 30% dello stipendio.

Per le mamme che allattano, si può contare sulle 2 ore di permesso al giorno con retribuzione del 100%  (un'ora soltanto per i part-time), fino al compimento dell'anno del bambino.

Ancora, fino ai 3 anni del bambino, si ha diritto alle assenze per malattia del bambino: la retribuzione è pari al 100% nei primi 30 giorni e poi non si avrà alcuna indennità. Dai 3 gli 8 anni, i genitori possono prendere solo 5 giorni di permesso l'anno, senza retribuzione.


Per ulteriori approfondimenti:

a cura di Dottor Lex
Edito da Buffetti

giovedì 2 giugno 2011

PERCHE' I BAMBINI LITIGANO

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PERCHE' I BAMBINI LITIGANO


E' questa la frase che ogni adulto responsabile di uno o più bambini dovrebbe avere affissa accanto alla porta d'ingresso di casa e che giornalmente occorrerebbe leggere per iniziare una buona giornata in compagnia dei propri "piccoli eroi".
Intervenire sempre e comunque nelle questioni dei bambini piccoli non offre loro la possibilità di riuscire a risolvere da soli le difficoltà che si presentano quotidianamente e trovare le soluzioni necessarie a salire i gradini della scala che porta alla maturazione dei piccoli.
Ciò detto, non intendo sicuramente dire che i bambini vadano lasciati a loro stessi ma osservati.

OSSERVARE : quanto è importante saper fare questa operazione nei confronti dei bambini?

Direi che è fondamentale.
In primo luogo, una buona osservazione da parte dell'adulto serve a capire le dinamiche entro le quali è nata la discussione che ha portato al litigio; successivamente, l'osservazione permette di definire i diversi momenti del litigio.
Tra due bambini che litigano, ad esempio per contendersi un giocattolo, se l'adulto è presente e li sta osservando, capiterà di sicuro che uno dei due contendenti attenda il suo intervento. E' lì che l'adulto deve rispettare il suo ruolo di osservatore e verificare quando è l'esatto momento in cui intervenire.
Solo nel momento  in cui uno dei due contendenti prova a fare del male all'altro, allora quello è l'attimo in cui l'osservatore deve far sentire la sua voce, ma solo quella: il litigio può anche continuare ma non deve risolversi con la violenza. I due bambini tirano in continuazione il giocattolo verso di sè? Questo non implica un pericolo, perciò non intervengo; se uno dei due tenta di morsicare allora alzo la voce e lo fermo senza intervenire a favore di nessuno nella disputa del gioco.

E' importante aspettare che i due bambini trovino la soluzione da soli: ad un certo punto, uno dei due si stancherà di resistere e mollerà la presa, magari dirigendosi verso un altro gioco. Se così non fosse, se mollasse tutto ed iniziasse a piangere, allora è lì che l'adulto lo supporterà incoraggiandolo a riprovare a riconquistare il giocattolo, magari con la gentiliezza, con un "Per piacere, me lo dai cinque minuti?"

In questo caso, spesso il "vincitore" della disputa concede il gioco al perdente perchè lo scopo, la vittoria nello scontro, è stato raggiunto e il premio conquistato per cui lo si può cedere.

Conquistare il proprio spazio all'interno di un gruppo di individui è, per il bambino come poi per l'adulto, un traguardo importante per affermare la propria personalità e lo si può ottenere solamente con il confronto tra simili.
In questo modo si cresce sicuri, si capisce che l'adulto ti sta accanto ed è lì pronto ad aiutare, ma si è  liberi di provare varie soluzioni da soli, in modo da raggiungere la maturità necessaria ad affrontare le difficoltà che nella vita si dovranno affrontare.

Come il bambino aggredisce, così impara a difendersi e in questo passaggio da un ruolo all'altro apprende il meccanismo di canalizzazione dei propri sentimenti di odio e amore: litigare è perciò fisiologico e l'adulto non deve mai prendere le parti di nessuno affinchè questa cosa sia positiva.


Per approfondire l'argomento visualizza anche l'articolo:

LITIGARE E CONFRONTARSI AL NIDO :